lunedì 15 ottobre 2012

Neanche il tabacco


Allora oggi è successo che sono tornato a casa e avevo delle idee precise, delle idee tipo mettere a posto la stanza, anzi per prima cosa fare la pipì, poi mettere a posto la stanza, mandare una e-mail ad un professore, poi fare delle altre cose che non mi ricordo.
Queste altre cose che non mi ricordo è perché poi mentre scrivevo l'e-mail io ormai c'ho il vizio quasi compulsivo, come direbbe mio padre, di controllare Facebook. Allora rispondo al telefono, è Giulia, scrivo la mail, rispondo al telefono, è mia madre che vuole sapere se piove a Roma, scrivo la mail, apro Facebook.
Allora cos'è successo. È successo che su Facebook c'è questo ragazzo, un ragazzo che io veramente non è che ci avessi mai fatto più di tanto caso, cioè uno di quelli che ce li hai tra gli amici per un motivo o per l'altro che spesso con l'amicizia ben poco ha a che fare, allora c'è questo ragazzo dicevo, che ogni tanto vado a leggere se scrive dei pensieri, delle cose interessanti, perché a me è sempre sembrato uno molto sveglio e attento, forse anche di quelli che lo sanno di esserlo, svegli e attenti dico, e allora un po' se ne approfittano, ché poi tu chi sei per dirgli di non approfittarne, nel mondo di quelli che non sono né svegli né attenti, ma non perché devono poi fare i poeti, anche solo così, per giovinezza.
Insomma leggo quello che ha scritto questo ragazzo oggi, e ha scritto delle cose molto belle, molto intelligenti e vere, che ad usare queste parole per spiegarvi io già un po' vorrei farvi capire quanto mi sono sentito piccolo a stare lì a fare l'analisi delle parole, a vedere come erano state scelte, il ritmo e c'era tutta questa armonia crescente che ribolliva su su però con una lucidità che non è che te l'aspetti, a diciassette anni o giù di lì, se ripenso a quello che scrivevo io.
Era una cosa riguardo quel bambino che vicino Padova è stato trascinato via dalla polizia in una volante, davanti alla zia e agli amici, avevo letto un articolo sul giornale e poi altri commenti e pensieri, tutti uguali, giorni prima, e mi era venuto solo questo grande senso di niente che non sapevo bene cosa pensare come quando uno ti dice di tenere in mano una cosa un attimo e tu hai paura di romperla e allora stai lì fermo ad assicurarti di sentirla sempre tra le dita.
Ecco, poi a me la gente dice che mi svaluto, che mi avvilisco, che se scrivo bene, dice la gente, non è che un altro non può scrivere bene e non è che tutto sia una gara e poi io non scrivo più, no, è successa in realtà un'altra cosa, che io ho capito che questo ragazzo aveva dentro un fuoco, come ce l'hanno tutti, ma forse più forte, o più luminoso, e con le mani era riuscito ad irraggiare tutto intorno fino a me e quando me ne sono accorto non sono riuscito a fare più niente, mi sono dimenticato, menomale che avevo già fatto pipì e messo in ordine la stanza e inviato la mail, sono riuscito solo a scrivergli “bravo” e altre cose così. Cioè il punto è che secondo me ogni tanto è bello sentirsi piccoli o meravigliati di qualcuno e forse pure un po' invidiosi perché capisci delle cose che a dirle a parole certi sono bravi e vedi che magari hanno letto molto più di te, e tu invece avevi solo provato questo grande senso di niente e avevi altro da fare che scrivere. Insomma mi è piaciuto molto sentirmi in questo modo, che uno spera di non sentirsi mai, alle volte mi piace, e non ho fatto più nulla. Neanche il tabacco, ho aperto.

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