sabato 26 maggio 2012

Starfuck's


“Senza caffè la mattina non riesco a mettere in funzione il cervello”
ecco, bravo, vantati!
godi ad ammettere un tuo grave deficit fisiologico
fai in modo che il tuo uditorio si identifichi
nelle tue personali necessità
risulta simpatico, svagato, affascinante
molto più di me
che ammetto candidamente il perfetto funzionamento
dei miei processi cerebrali sin dal risveglio
che in una miscela di chicchi disidratati e acqua bollente
altro non riscontro se non una gastrite fulminante
la tachicardia
l'intrattabilità
offendendo l'avventore del bar che mi offre un ristretto
l'amico che dopo pranzo prepara l'espresso
e crede che io non sia normale
che i miei gusti siano inaccettabili
specie dalle mie parti
dove rifiutare la tazzina è considerata un'offesa mortale
peggio che sputare nella portata principale
immagino tribunali in cui vengano assolti
stupratori di bambine della scuola elementare
perché hanno gusto nel selezionare la miscela arabica
il killer seriale che realizza cappuccini con sapiente pratica
la convinzione che noi siamo ciò che ingeriamo
fa sì che tu cerchi l'affermazione dell'Io
in un oggetto a te estraneo
un alimento del quale non hai realmente bisogno
ma che rende conscia la persona con cui interagisci
su ciò che preferisci e ciò che lasci
su ciò che ti porta a preferire una marca
piuttosto che un'altra
la birra fresca a quella calda
tracciando una personalità totale che non ti appartiene
ma che ti permette di sentirti bene
vorrei che la ragazza che invito
sapesse quanto mi torturo e mi sforzo per lei
quando le propongo un aperitivo
dello schifo che provo
dopo un assaggio di vino
se io vi uso la cortesia di adattarmi al vostro ambiente
usatemi quella di capire che dopo le libagioni costrette
ho bisogno di un luogo in cui vomitare e defecare contemporaneamente
per carità, sono un ragazzo ben educato
preferisco soffrire all'essere additato e disapprovato
per un caffè zuccherato e poi lasciato
“non è buono? non ti piace?”
renditi perspicace e lasciami consumare
il mio spuntino a temperatura ambiente
a base di acqua minerale

lunedì 21 maggio 2012

Tra "micro" ed "economia" c'è di mezzo il Blog.

<<Signore, quanto sono sciocchi questi mortali!>>
William Shakespeare- “Sogno di una notte di mezza estate”

“Ci ho pensato molto, ultimamente. A quello che ci sta succedendo, cioè.
Credo di doverti dire delle cose. Cose che ho capito solo ora, o forse che sapevo da tempo, ma non avevo il coraggio di confessare a me stesso prima che a te. In effetti si tratta di cose abbastanza... Importanti”.
Lei mi guarda dritto negli occhi, con quelle sue splendide iridi verdi e immobili. Sorride.
“Ho capito come funziona il nostro rapporto” continuo “o forse il mio primo errore è considerarlo tale. In effetti non siamo mai partiti da un'intenzione particolare, non abbiamo approfondito mai...”
sospiro. Lei resta in silenzio, continuando a sorridere.
“Ho capito che non ti importa nulla di me” dico.
“Tra noi due hai assunto un ruolo predominante” continuo “Lo vedo dai piccoli gesti, da quello che mi succede ogni giorno. Io amo cercarti, amo sentire la tua voce, parlare con te, sorriderti. Quando una persona comincia a non avere le stesse attenzioni che hai nei suoi confronti, è perché non può averle. Capisci cosa intendo...?
Non sei obbligata a tenere un determinato comportamento: non è da uno schema prestabilito che si giudica la validità di una relazione, ma tu... Sei sempre così distante, come se dovessi accontentare un cucciolo che dipende da te in tutto e per tutto.
Un cucciolo carino, ma dei cui bisogni alla lunga ci si stanca.
Forse le mie aspettative nei tuoi confronti sono state irragionevolmente alte, forse è stata l'eccessiva passione che ho dimostrato da subito ad allontanarti” sospiro “ci sono troppe possibilità e non mi va di chiedermi quale sia quella giusta”.
Non parla, nemmeno si muove. Percepisco solo il riflesso di quegli occhi verdi e perfetti.
“Non voglio che tu provi a smentirmi, non voglio che questa costrizione per te continui. Lo so che senti questo tuo tiepido atteggiamento come qualcosa di dovuto nei miei confronti, ma credimi, è come se mi lasciassi soffocare pian piano, illudendomi di stare respirando”.
Una lacrima mi punge un angolo dell'occhio.
“Io... Ti voglio bene, davvero. Mi dispiace che tu non abbia potuto fare altrettanto. Addio”.
Resto in silenzio per qualche altro minuto, fissando i miei occhi nei suoi.
La sua splendida bocca, quella bocca rosa di cui si vergognava, non ha smesso di sorridere per un attimo. Le sfioro la guancia chiara con l'indice, senza percepire alcun calore.
Poi premo il tasto “cancella”, e osservo il cursore divorare le parole che ho scritto fin'ora.
Del resto non ci si può aspettare grande emotività da un profilo Facebook.