Guardandomi
allo specchio, ogni giorno ero sempre più magro.
Più passavano i giorni e più ero magro.
C'è da dire che forse era colpa del fatto che mi bucavo. Ogni giorno mi bucavo, il giorno dopo ero più magro.
Mi bucavo così tanto che ho dovuto mettere dei buchi nuovi alla cintura, per stringerla.
Le era venuta la depressione, penso, a furia di vedere che mi bucavo: aveva cominciato a bucarsi pure lei. Poverina.
Più passavano i giorni e più ero magro.
C'è da dire che forse era colpa del fatto che mi bucavo. Ogni giorno mi bucavo, il giorno dopo ero più magro.
Mi bucavo così tanto che ho dovuto mettere dei buchi nuovi alla cintura, per stringerla.
Le era venuta la depressione, penso, a furia di vedere che mi bucavo: aveva cominciato a bucarsi pure lei. Poverina.
Io,
quando scrivo, mi vengon di quelle fissazioni.
Io,
di mestiere faccio lo scrittore, quando scrivo, mi vengon di quelle
fissazioni.
L'altro
giorno che avevo finito di scrivere un romanzo breve, per esempio,
non era di giorno, era di notte, l'altra notte che avevo finito di
scrivere un romanzo breve, che poi, a guardarlo bene, non era mica un
romanzo breve, era più un racconto lungo, a guardarlo bene, io
questo racconto lungo avevo iniziato a scriverlo che stavo d'un male,
questo racconto lungo, solo che poi sono passati dei mesi, io non ci
stavo più, d'un male.
Stavo
d'un bene, invece.
Stavo
d'un bene che a me, mi veniva difficile di ricordarmi com'era, stare
d'un male, e però volevo finire di scriverlo, il mio romanzo breve,
che era un racconto lungo, a guardarlo bene, volevo finire di
scriverlo perché La Rossa doveva leggerlo, e La Bionda anche, ci
tenevo che lo leggesse, e La Mora gliel'ho detto, che scrivevo un
romanzo breve, mi ha chiesto di farglielo leggere, quando lo finivo,
solo che io, stavo d'un bene, che non ero mica più capace, a
scrivere le cose come prima, quando stavo d'un male.
Solo
che io, dovevo finire di scrivere, ho finito, com'è come non è,
diciamo, mi ero rotto anche un po' le balle, io, di aspettare di
stare d'un male, l'ho finito di scrivere, quel romanzo breve che era
poi un racconto lungo, a guardarlo bene, l'ho finito di scrivere,
gliel'ho fatto leggere.
Poi
ti dico che ne penso, ha detto La Rossa.
Poi
ti dico che ne penso, ha detto La Bionda.
Poi
ti dico che ne penso, ha detto La Mora.
Io,
non c'entra niente adesso, io quando parlo con mia madre basta un
niente che ci litigo.
Io,
quando parlo con mia madre, lei mi dice delle cose, che basta un
niente e ci litigo, mio padre pensa che siamo tutti pazzi, a casa.
L'altro
giorno, per esempio, non era di giorno, era di pomeriggio, l'altro
pomeriggio mia madre, Raccogli gli scarponi, mi ha detto, io mi son
messo a cercarli per la stanza, questi scarponi, non c'erano mica per
la stanza, Quali scarponi?, ho detto io, che lei me li ha indicati
poi, solo che non erano mica degli scarponi, erano delle ciabatte
infradito.
Ecco,
io bastano queste cose che con mia madre ci litigo.
Non
sono mica degli scarponi quelli, perdio.
Io,
quando scrivo, mi vengon di quelle fissazioni.
Non
mi hanno più detto niente, del mio racconto lungo, La Rossa, La
Bionda, La Mora, non mi hanno detto niente, che io ieri mattina, era
proprio ieri mattina, io l'ho riletto, quel racconto lungo, e si
vedeva proprio, all'inizio, che stavo d'un male, e alla fine, che
stavo d'un bene, e niente, eran due cose diverse, che io pensavo di
parlare di scarponi, e invece eran ciabatte infradito.
Stavo
d'un male, poi.
Ho
guardato il computer, stavo d'un male, poi, avevo capito tutto.
Ma
vaffanculo, ho pensato.
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