sabato 24 agosto 2013

Ine(r)zie

Guardandomi allo specchio, ogni giorno ero sempre più magro.
Più passavano i giorni e più ero magro.
C'è da dire che forse era colpa del fatto che mi bucavo. Ogni giorno mi bucavo, il giorno dopo ero più magro.
Mi bucavo così tanto che ho dovuto mettere dei buchi nuovi alla cintura, per stringerla.
Le era venuta la depressione, penso, a furia di vedere che mi bucavo: aveva cominciato a bucarsi pure lei. Poverina.

Io, quando scrivo, mi vengon di quelle fissazioni.

Io, di mestiere faccio lo scrittore, quando scrivo, mi vengon di quelle fissazioni.

L'altro giorno che avevo finito di scrivere un romanzo breve, per esempio, non era di giorno, era di notte, l'altra notte che avevo finito di scrivere un romanzo breve, che poi, a guardarlo bene, non era mica un romanzo breve, era più un racconto lungo, a guardarlo bene, io questo racconto lungo avevo iniziato a scriverlo che stavo d'un male, questo racconto lungo, solo che poi sono passati dei mesi, io non ci stavo più, d'un male.

Stavo d'un bene, invece.

Stavo d'un bene che a me, mi veniva difficile di ricordarmi com'era, stare d'un male, e però volevo finire di scriverlo, il mio romanzo breve, che era un racconto lungo, a guardarlo bene, volevo finire di scriverlo perché La Rossa doveva leggerlo, e La Bionda anche, ci tenevo che lo leggesse, e La Mora gliel'ho detto, che scrivevo un romanzo breve, mi ha chiesto di farglielo leggere, quando lo finivo, solo che io, stavo d'un bene, che non ero mica più capace, a scrivere le cose come prima, quando stavo d'un male.

Solo che io, dovevo finire di scrivere, ho finito, com'è come non è, diciamo, mi ero rotto anche un po' le balle, io, di aspettare di stare d'un male, l'ho finito di scrivere, quel romanzo breve che era poi un racconto lungo, a guardarlo bene, l'ho finito di scrivere, gliel'ho fatto leggere.

Poi ti dico che ne penso, ha detto La Rossa.

Poi ti dico che ne penso, ha detto La Bionda.

Poi ti dico che ne penso, ha detto La Mora.

Io, non c'entra niente adesso, io quando parlo con mia madre basta un niente che ci litigo.
Io, quando parlo con mia madre, lei mi dice delle cose, che basta un niente e ci litigo, mio padre pensa che siamo tutti pazzi, a casa.

L'altro giorno, per esempio, non era di giorno, era di pomeriggio, l'altro pomeriggio mia madre, Raccogli gli scarponi, mi ha detto, io mi son messo a cercarli per la stanza, questi scarponi, non c'erano mica per la stanza, Quali scarponi?, ho detto io, che lei me li ha indicati poi, solo che non erano mica degli scarponi, erano delle ciabatte infradito.

Ecco, io bastano queste cose che con mia madre ci litigo.
Non sono mica degli scarponi quelli, perdio.

Io, quando scrivo, mi vengon di quelle fissazioni.

Non mi hanno più detto niente, del mio racconto lungo, La Rossa, La Bionda, La Mora, non mi hanno detto niente, che io ieri mattina, era proprio ieri mattina, io l'ho riletto, quel racconto lungo, e si vedeva proprio, all'inizio, che stavo d'un male, e alla fine, che stavo d'un bene, e niente, eran due cose diverse, che io pensavo di parlare di scarponi, e invece eran ciabatte infradito.

Stavo d'un male, poi.

Ho guardato il computer, stavo d'un male, poi, avevo capito tutto.

Ma vaffanculo, ho pensato.


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